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Un problema di identità

Abbazia di Santa Fede

Una delle prime operazioni da compiere quando si vuole parlare di una persona, di un soggetto, di un territorio è quella di cercare di capire chi è, che cosa offre, come si caratterizza, qual è la sua storia.

Si può anche dire che l’identità di un gruppo non è altro che una consapevolezza collettiva di sé, radicata in un territorio che va inteso come fatto materiale e immaginario. In altre parole, in una democrazia deliberativa, fondata su un progetto di collaborazione tra i cittadini, l’identità diviene l’elemento che qualifica ed orienta il progetto di sviluppo locale, permeandone tutte le fasi: dalla definizione degli obiettivi all’individuazione dei singoli interventi.

Anche per un territorio che vuole tornare ad essere protagonista è importante fare chiarezza su che cosa caratterizza quel territorio, che cosa si può trovare, qual è la sua storia, perché nel passato qualcuno si è interessato a quel territorio, come ha saputo evolversi, che cosa offre adesso, o se si vuole andare più a fondo, qual è la sua vocazione più profonda, quali sono le potenzialità evidenti e nascoste, che cosa potrebbe diventare.

E tutto ciò in ragione dei mutamenti della cultura e della storia. Perché storia e cultura evolvono e cambiano direzione. Aspetti prima importanti diventano marginali e aspetti prima secondari e nascosti acquistano nuove valenze, presentano nuove attrattività.

Chi avrebbe potuto dire qualche decennio fa quando prevaleva un utilizzo consumistico della cultura, del cibo e del paesaggio che oggi ci sarebbero stati turisti tedeschi interessati a venire in bicicletta nei paesini sperduti del Monferrato a pedalare lungo i sentieri dei boschi, fermarsi in una trattoria e discutere con una giovane cuoca che magari ha studiato ad Harward ed è poi tornata a casa per aiutare la famiglia a produrre vino biodiverso senza conservanti?

Un caso abbastanza interessante è quello di un luogo come Santa Fede a Cavagnolo, una chiesetta romanica dedicata a una giovane martire di epoca romana, torturata su una graticola ad Angers, un paese della Francia vicino a Nantes e diventata poi una santa a cui indirizzare preghiere al buon Dio a Conques in una chiesa abbaziale collocata in un punto di sosta e di passaggio dei cammini di fede tra Roma e Santiago de Compostela.

Prendo questo esempio perché a Santa Fede un gruppo di persone si sta impegnando per la promozione del luogo e del territorio e cerca di rilanciare l’edificio della Chiesa e le attività collegate in modo che possa diventare punto di riferimento, luogo di scambio e di condivisione.

E allora è opportuno chiedersi quali possano essere gli elementi importanti dell’identità del posto, che cosa è stato questo luogo nel tempo che cosa ha rappresentato e perché.

Santa Fede, anche se collocato in periferia di una cittadina del basso Monferrato è stato nei secoli luogo di passaggio e di transito, luogo di sosta, per i viaggiatori lenti, non quelli che sfrecciano in autostrada a forte velocità preoccupati solo di arrivare in tempo a un appuntamento o per il gusto folle della velocità, persone cui non interessa il tempo e i luoghi del viaggio.

I luoghi che si attraversano in un viaggio lento sono spazi in cui non ha senso imporre la propria presenza. È il luogo che emerge, che si fa vivo e che parla. Il viaggiatore deve saper ascoltare, deve saper guardare, si intrattiene con i compagni di viaggio, con le persone che incontra a cui chiede cibo e ospitalità. E deve saper ringraziare, deve essere grato a Dio del cibo, di un letto o un giaciglio dove riposare, delle bellezze che gli si presentano davanti agli occhi e della disponibilità delle persone che incontra. E allora ogni tanto trova luoghi di sosta, dove creare una gradevole alternanza al sano impegno fisico che gli ha fatto percorrere chilometri e chilometri e magari ringraziare Dio.

Ce ne sono tanti di questi luoghi di sosta e di fede lungo i percorsi di attraversamento che i viaggiatori avevano iniziato a frequentare quando le guerre consentivano periodi di attività pacifiche. Ci sono state le strade romane, frutto di progressivo allargamento della rete di unificazione del territorio europeo, poi le vie dei mercanti, la via del sale, e poi le vie della fede come quella di Santiago de Compostela, la via franchigena, ecc.

Santa Fede come luogo di sosta, anche se ora è ai margini del paese è comunque un luogo dove si incrociano spiritualità, accoglienza e dialogo. Un punto di incontro tra il territorio dove una volta i contadini coltivavano ortaggi e frutta, allevavano bestiame e lavoravano le carni e il formaggio e le persone curiose e generose, bisognose di attenzione e di ospitalità.

Per approfondire il tema dell’identità sociale e territoriale, potete leggere i saggi che seguono frutto di lavori di ricerca in alcuni contesti del territorio italiano. I saggi uniscono aspetti teorici con indicazioni metodologiche.

Identità sociale e territorio. Una nota introduttiva. di L. Chiesi

Proporre, interpretare, costruire le identità territoriali di Tiziana Banini

L’identità territoriale nella cooperazione decentrata di Gianfranco Gatti

Identità territoriale come leva di sviluppo: quali opportunità per le aree marginali?, di Valeria Cocco, Silvia Nardo, Andrea Salustri, Federica Viganò