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Non dimentichiamo l’ambiente

In un’area del comune di Caluso che confina con Chivasso, Mazzé e Rondissone, una piccola società appositamente costituita ha fatto richiesta di utilizzare un’area industriale dismessa, unitamente ad alcuni terreni agricoli, per impiantare un centro di raccolta rifiuti organici (chiamati Forsu) e un impianto di trasformazione in biogas.

E’ apparentemente un’azione imprenditoriale che si inserisce in un settore potenzialmente interessante con una logica coerente all’economia circolare, attenta alla salvaguardia dell’ambiente. Ci sono però alcuni aspetti che inducono al sospetto e che fanno temere che questa operazione non sia altro che la mascheratura per disinvolti profitti senza eccessivi rispetti per l’ambiente.

Quali sono gli aspetti critici che sono occultati nella documentazione tecnica presentata?

Alcuni sono connessi con l’affidabilità dell’impresa, costituita con la denominazione di facciata “Caluso società agricola” e dipendente da una specie di holding con sede a Verona che ha già attivato altre società funzionali ad altri insediamenti industriali analoghi avviati in altri territori del Piemonte, del Veneto e dell’Emilia.

Altri sono dovuti alla tipologia di attività, che dai numeri del materiale acquisito e trattato, risulta essere prevalentemente gestione dei rifiuti e non tanto produzione di biogas come viene dichiarato, e che richiederebbe pertanto l’indirizzamento verso Enti competenti diversi con diverse tipologie di autorizzazioni.

Infine, aspetto determinante, forti dubbi emergono dalla documentazione prodotta in merito alla ricaduta sull’ambiente sia per l’incidenza del trasporto dei rifiuti sulla viabilità delle strade del territorio, sia per la quantità dei residui non trattati che dovranno essere smaltiti e per la mancanza di dati precisi e certi in termini di emissioni e di contaminazione delle acque.

Stranamente, più che gli abitanti del Comune dove è stato chiesta l’autorizzazione per l’impianto sono quelli dei paesi vicini direttamente a contatto con l’insediamento che si sono fatti carico di una analisi attenta e di una operazione di sensibilizzazione per la tutela del territorio.

Un territorio che negli ultimi anni si è distinto per una produzione vinicola di qualità e fino ad oggi rispettoso degli equilibri naturali.

Associazioni e cittadini hanno costituito un comitato di protesta che sta elaborando una approfondita denuncia per bloccare le autorizzazioni ad operare, di competenza attualmente del Comune di Caluso e della Città metropolitana di Torino. Vedi https://www.facebook.com/iomirifiuto.norifiuti  

Il problema principale è comunque la mancanza di un chiaro piano di sviluppo territoriale complessivo dove le assegnazioni di competenza agricola si integrino con le possibilità di sviluppo industriale o con altre forme di sviluppo economico che risultino in sintonia con la storia e la vocazione dei territori.

Un secondo, ma non meno importante aspetto del problema, è la difficoltà ad assumere posizioni consapevoli e attente da parte degli abitanti e dei cittadini, quasi che non sia loro dovere farsi carico nei confronti del territorio allargato, della società e dell’ambiente.