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Qualche problema per l’ambiente

La recente pubblicazione della proposta di idoneità delle aree CNAPI per il deposito nazionale delle scorie radioattive ha acceso in diversi contesti discussioni animate mettendo in evidenza alcuni seri problemi nella gestione del suolo e del territorio in Italia.

Il primo è quello relativo alla difficoltà di una gestione democratica delle problematiche con forti risvolti sociali.

Il decreto ha infatti definito una politica e percorso procedurale per la scelta del sito con caratteristiche funzionali e razionali ma arriva in ritardo, con scarsa informazione ai cittadini e fa scattare feroci discussioni Nimby.

Nello stesso tempo emerge che ci sono consigli regionali e provinciali che non hanno mai preso in seria considerazione queste problematiche e le hanno affrontate spesso con il consueto metodo dell’emergenza con esiti non sempre felici. Vedi per esempio quanto è successo in Piemonte con i problemi relativi alle centrali di Saluggia e Trino dove è presente una situazione geologica critica e oltre alla scarsa informazione alcuni comuni hanno ritenuto che i costi di compensazione per l’accettazione dei siti fossero sufficienti a giustificare scelte critiche.

In ogni caso, si conferma l’incapacità di affrontare una scelta civica attraverso un confronto diretto e organico (con la costituzione di gruppi di studio aperti con competenti in materia e con un piano strutturato di intervento) con i cittadini, e la mancanza di competenza e la sprovvedutezza per quanto riguarda la corretta pianificazione delle operazioni a carattere pubblico.

Il secondo è la continua sottovalutazione di una politica organica della promozione territoriale.

La promozione territoriale richiede alcuni aspetti che sono strategici per un rilancio del paese e che devono essere visti in modo organico:

  • Una corretta informazione in merito alle caratteristiche geologiche e naturali in modo da individuare le criticità e gli aspetti valoriali,
  • la cura del territorio sia per gli aspetti naturalistici che per quelli antropici le case / i palazzi abbandonati / le vecchie chiese / le zone naturalistiche, ecc.
  • il collegamento dei siti periferici con quelli funzionali (una corretta politica di integrazione città / campagne)
  • la valorizzazione in prospettiva di sviluppo e non di lamentoso rimpianto del passato

Non penso che sia possibile fare un elenco completo di queste problematiche, che devono essere valutate caso per caso, ma mi sembra opportuno mettere in evidenza alcune storiche manchevolezze in un paese che sta diventando vecchio, che sta riducendo la sua capacità competitiva, che si sta soffocando nelle sterili polemiche legate a ideologismi superati e riduttivi e meschini interessi.

Un paese che comunque è capace di produrre innovazione quando sollecitato, come testimonia il percorso che ha dato vita alla società Sogin, una società nata per occuparsi della riconversione degli impianti nucleari e che ha affrontato un problema che in quegli anni e nei seguenti non era nemmeno stato preso in considerazione e che ha stimolato lo sviluppo di competenze altamente specializzate riconosciute in tutto il mondo.

E che è in grado di raggiungere elevati livelli nelle energie rinnovabili al punto che è uno dei pochi paesi che produce più del 50% dell’energia con fonti rinnovabili.

Ma un paese che spesso non è in grado di far interagire le diverse componenti della società per comporre un piano organico di sviluppo come testimonia la situazione della Sardegna dove sono stati impiantati numerosi centri eolici e che ha raggiunto una capacità produttiva molto superiore al suo reale consumo.

Quello che si auspica è una crescita di consapevolezza da parte dei cittadini di questi aspetti della vita sociale e la progressiva implementazione di conoscenza, di competenza e di partecipazione.